24 February 2008

80's!!

Grazie a tutti per la bellissima serata!!
Marie Laveau-Stockholm

20 February 2008

Qualcosa che non c'è!

L'altro pomeriggio ho chiacchierato con il mio collega P.
Lui è originario dell'Uruguay. La sua storia è simile a quella di tanti altri sudamericani, oggi cittadini svedesi.
Così mi ha raccontato, come ben si può immaginare, quale era la situazione del suo paese quando lui aveva solo 4 anni!Negli anni 70 infatti in sud america c'era la dittatura ed avvenne quello che tutti ricordano sotto il nome di "desaparecidos". L'espressione si riferisce infatti a quelle persone che per motivi politici furono arrestate dalla polizia e di cui in seguito non si ebbero più tracce. La sua famiglia, come tante altre, dopo l'assasinio del fratello maggiore, decise di lasciare il paese e il destino volle che la loro destinazione fra tante, fosse proprio la Svezia. Lui sà di essere uruguaiano ma in fondo ha vissuto solo 2 anni della sua vita nel suo paese e altri 4 in argentina.... i miei ricordi d'infanzia appartengono solo alla Svezia mi ha detto!! Lui sta bene qui, è felice. Parliamo un pò svedese, un pò italiano-spagnolo. Se non fosse perchè parla perfettamente svedese, non direi mai che ha vissuto tutta la sua vita qui. Con lui mi trovo a mio agio come con un qualsiasi amico italiano. Ridiamo e scherziamo!
La situazione di P. come ho detto prima è comune a molte persone qui, ma non tutti si adattano e pensano come lui che sia stata una fortuna arrivare in Svezia.
Qualche tempo fa in compagnia dei amiei amici abbiamo visto un film che denunciava proprio questo problema. Molti adolescenti provenienti per lo più da paesi musulmani nascono e crescono in Svezia divisi a metà tra la loro cultura, le loro tradizioni vive e vegete all'interno delle mura domestiche e la realtà esterna che invece li circonda. Il film intitolato "Ciao Bella", regia di Mani Maserrat-Agah, racconta appunto la storia di un ragazzo iraniano che arrivato a Göteborg per giocare a calcio con la sua squadra, s'innamora di una ragazza svedese, Linnea. Tutto ruota attorno al fatto che Linnea s'innamora di Massimo, che in verità si chiama Mustafà, solo perchè crede che lui sia italiano!
L'idea che stà alla base del film è sicuramente ottima, ma la resa è mediocre, oltrettutto zeppa di luoghi comuni sugli italiani.
La storia di Mustafà è onnipresente, basta solo uscire dal centro di Stoccolma per incontrare gruppi di ragazzi e ragazze che parlano uno svedese perfetto con un forte accento arabo!
Vivendo alla casa dello studente ho incontrato tantissime persone e tra queste non dimenticherò mai la storia di "Maria" così la chiamo per motivi di privacy, originaria dell'Afganistan, ma in Svezia da quando aveva 2 anni! Lei oggi è un medico, non porta il velo e veste come una normalissima ragazza svedese di 25 anni. E' gia sposata e anche suo marito viene dall'Afganistan. La sua famiglia le ha dato un'educazione basata sui principi del loro paese. Tra di loro parlano uno svedese infarcito qua e la di afgano....dato che ne lei ne lui sanno parlare la loro lingua d'origine ma ne conoscono solo qualche espressione.
I miei anni qui sono una continua esperienza di vita e di "storia"....non quella scritta nei libri ma quella vissuta dalle persone che ho incontrato.
Il titolo del post vuole essere una liaison tra queste storie e quello che mi è successo in queste ultime due settimane.
Quando si vive all'estero, sia per seguire un programma di scambio sia per altri motivi, si incontrano persone provenienti da tutto il mondo. Alcuni di questi diventano parte integrante della tua nuova vita e arrivi a conoscerli talmente bene che ti sembra di essere stato con loro tutta la vita. Ma il tempo passa e arrivano le partenze. Quante persone ho conosciuto? quante sono ancora mie amiche? posso dire tante per fortuna; ma è assurdo da un lato soffermarsi a pensare a tutte le volte che ho versato delle lacrime alla stazione o all'aeroporto. Un mio carissimo amico racconta nel suo blog la sua esperienza(http://fabristol.splinder.com/post/14664090/Il+mondo+%C3%A8+nostro).

17 February 2008

Grazie!

Ciao a tutti,

grazie mille per i vostri commenti sul mio precedente post!
Sono contenta che sia nato un interesse generale sull'argomento ed è stato un grande piacere leggere le vostre opinioni.
Mi scuso per non essere stata troppo presente nell'ultima settimana, ma sono stata poco bene e in più assorbita da impegni di vario tipo.
Conto di scrivere presto un altro post, nel frattempo un grande abbraccio a tutti!!

Teodora.

04 February 2008

Il miraggio svedese

Ieri ho trascorso una piacevolissima giornata fuori Stoccolma, in una località chiamata Ekerö. Sono stata invitata alla festa di compleanno di un amico italiano. L'atmosfera era particolare, come in "Ritorno al futuro" quando il protagonista si ritrova nello stesso locale in cui i suoi genitori si sono baciati per la prima volta!
A parte il pranzo squisito, la giornata è trascorsa con simpatici sketch in napoletano, italiano o svedese, alternati allo strimpellio di una chitarra classica che suonava vecchie canzoni italiane. Sono stata infatti in compagnia di persone che vivono in Svezia da ormai 30-40 anni e che mantengono in piedi un'Italia d'altri tempi. Loro sono i protagonisti di quell'emigrazione avvenuta diversi anni fà in diverse parti del mondo. Un libro che s'intitola "il miraggio svedese" racconta proprio le storie di quegli italiani che nel secondo dopoguerra non scelsero di emigrare come molti altri oltre oceano, ma in Svezia.
Un documentario del 1960 ci mostra invece la vita di alcuni emigrati a Stoccolma. Il venditore di palloncini viene dalla regione della Ciociaria, vicino al porto c'è la bottega dell'artigiano lucchese che vende le figurine di gesso e finto marmo. A Gustavsberg si incontrano altri italiani nelle fabbriche di ceramiche. Vengono quasi tutti da Laverno e lavorano qui da pochi anni. Altri italiani lavorano nell'industria metallurgica a Västerås, a nord di Stoccolma. Non è facile in fabbrica distinguerli dagli altri operai. Ma quando, terminate le ore di lavoro, vanno a divertirsi e a ballare, tutti insieme, allora tornano a essere gli spensierati giovanotti che possiamo incontrare di sera nelle campagne e nelle città italiane.
L'articolo che più mi ha colpito è quello di Adelmo Tosi che scrive:"Grazie al lavoro, ci siamo affrancati, integrati, non siamo al livello – per dire – degli arabi. Ma sotto sotto, se si va a scavare, rimaniamo stranieri. All’anagrafe abbiamo un numero speciale: loro guardano il tuo numero e capiscono subito che sei straniero. Per diventare svedesi, ci vogliono trecento anni... Sono bravi, leali, o così sembra: ma i pregiudizi ci sono. Con i vicini, ad esempio, abbiamo rapporti cordiali, ma ognuno resta a casa propria. Io sono in Svezia dal 1960, ma se devo dire che ho un amico svedese... no, non ce l’ho.
Che impressione mi ha fatto la Svezia appena arrivato? Lo dico con sincerità: sarebbe stato da tornare indietro subito. All’inizio sembrava tutto bello; ma eravamo giovani, vedevamo le donne, avevamo vent’anni... Oggi posso dire di aver fatto una stupidata. Avevo appena terminato il militare, sceso dal treno ho incontrato il padre di un ragazzo che stava in Svezia: "Vieni – mi diceva -, c’è tanto lavoro".
Un altro aspetto che non può essere scordato, quando si parla di questo Paese, è la solitudine. E’ incredibile quanta ce n’è. La solitudine prende la gente, la prosciuga come un albero rinsecchito. Vedi, noi italiani, noi mediterranei, in qualche modo ce la caviamo; i nordici, invece, sono deboli di nervi. Per ogni piccolo problema, si mettono a bere. Hanno problemi di divorzio, con la moglie, con i figli, sul lavoro? Bevono. E’ dal 1960, da quando sono arrivato, che sento parlare di questa piaga, ma con nessun risultato. Adesso con internet ci sono persone che, per aggirare i divieti, si fanno arrivare dalla Germania casse con anche duecento bottiglie di alcolici, che poi la Finanza puntualmente sequestra. Tutta merce bloccata in grandi magazzini di cui non si sa che fare. C’è chi vorrebbe liberalizzare la vendita degli alcolici, dato che non si può andare contro il libero mercato comunitario, ma il problema sono i giovani. Se un anziano si mette a bere e non smette più, sono affari suoi. Ma i giovani?

Anche nella mia famiglia c'è stato un esempio di emigrazione...il fratello di mio padre andò via dalla Sardegna in cerca di lavoro e si trasferì a Torino per lavorare alla FIAT!
Io non sono mai stata a Torino, per me Torino è una città fredda, triste, piena di smog. Le persone non sono simpatiche, e ti considerano uno del sud!
Torino è stampata nella mia mente sulla base dei racconti di mio zio che per 20 anni della sua vita non ha mai accettato quella vita.
Anche mio padre provò a vivere e a cercare lavoro lì....ma dopo 4 giorni "mindiseu fuiu con una valigia de cartoni!"(Sono scappato con una valigia di cartone)