20 February 2008

Qualcosa che non c'è!

L'altro pomeriggio ho chiacchierato con il mio collega P.
Lui è originario dell'Uruguay. La sua storia è simile a quella di tanti altri sudamericani, oggi cittadini svedesi.
Così mi ha raccontato, come ben si può immaginare, quale era la situazione del suo paese quando lui aveva solo 4 anni!Negli anni 70 infatti in sud america c'era la dittatura ed avvenne quello che tutti ricordano sotto il nome di "desaparecidos". L'espressione si riferisce infatti a quelle persone che per motivi politici furono arrestate dalla polizia e di cui in seguito non si ebbero più tracce. La sua famiglia, come tante altre, dopo l'assasinio del fratello maggiore, decise di lasciare il paese e il destino volle che la loro destinazione fra tante, fosse proprio la Svezia. Lui sà di essere uruguaiano ma in fondo ha vissuto solo 2 anni della sua vita nel suo paese e altri 4 in argentina.... i miei ricordi d'infanzia appartengono solo alla Svezia mi ha detto!! Lui sta bene qui, è felice. Parliamo un pò svedese, un pò italiano-spagnolo. Se non fosse perchè parla perfettamente svedese, non direi mai che ha vissuto tutta la sua vita qui. Con lui mi trovo a mio agio come con un qualsiasi amico italiano. Ridiamo e scherziamo!
La situazione di P. come ho detto prima è comune a molte persone qui, ma non tutti si adattano e pensano come lui che sia stata una fortuna arrivare in Svezia.
Qualche tempo fa in compagnia dei amiei amici abbiamo visto un film che denunciava proprio questo problema. Molti adolescenti provenienti per lo più da paesi musulmani nascono e crescono in Svezia divisi a metà tra la loro cultura, le loro tradizioni vive e vegete all'interno delle mura domestiche e la realtà esterna che invece li circonda. Il film intitolato "Ciao Bella", regia di Mani Maserrat-Agah, racconta appunto la storia di un ragazzo iraniano che arrivato a Göteborg per giocare a calcio con la sua squadra, s'innamora di una ragazza svedese, Linnea. Tutto ruota attorno al fatto che Linnea s'innamora di Massimo, che in verità si chiama Mustafà, solo perchè crede che lui sia italiano!
L'idea che stà alla base del film è sicuramente ottima, ma la resa è mediocre, oltrettutto zeppa di luoghi comuni sugli italiani.
La storia di Mustafà è onnipresente, basta solo uscire dal centro di Stoccolma per incontrare gruppi di ragazzi e ragazze che parlano uno svedese perfetto con un forte accento arabo!
Vivendo alla casa dello studente ho incontrato tantissime persone e tra queste non dimenticherò mai la storia di "Maria" così la chiamo per motivi di privacy, originaria dell'Afganistan, ma in Svezia da quando aveva 2 anni! Lei oggi è un medico, non porta il velo e veste come una normalissima ragazza svedese di 25 anni. E' gia sposata e anche suo marito viene dall'Afganistan. La sua famiglia le ha dato un'educazione basata sui principi del loro paese. Tra di loro parlano uno svedese infarcito qua e la di afgano....dato che ne lei ne lui sanno parlare la loro lingua d'origine ma ne conoscono solo qualche espressione.
I miei anni qui sono una continua esperienza di vita e di "storia"....non quella scritta nei libri ma quella vissuta dalle persone che ho incontrato.
Il titolo del post vuole essere una liaison tra queste storie e quello che mi è successo in queste ultime due settimane.
Quando si vive all'estero, sia per seguire un programma di scambio sia per altri motivi, si incontrano persone provenienti da tutto il mondo. Alcuni di questi diventano parte integrante della tua nuova vita e arrivi a conoscerli talmente bene che ti sembra di essere stato con loro tutta la vita. Ma il tempo passa e arrivano le partenze. Quante persone ho conosciuto? quante sono ancora mie amiche? posso dire tante per fortuna; ma è assurdo da un lato soffermarsi a pensare a tutte le volte che ho versato delle lacrime alla stazione o all'aeroporto. Un mio carissimo amico racconta nel suo blog la sua esperienza(http://fabristol.splinder.com/post/14664090/Il+mondo+%C3%A8+nostro).

8 comments:

Anonymous said...

E' così quando vai fuori. Sarà che sei anche tu "fuori", ma secondo me sei più attento/a a capire le persone ed a conoscerle e soprattutto a mettersi in gioco.

Gli immigrati in Svezia sono tantissimi, ed il tema dell'immigrazione è complesso. Secondo me ci sono problemi da ambo le parti, chi non "si vuole" integrare e chi non "vuole" integrare, per una sorta di superiorità. E' complesso, e spero si possa risolvere, ma ci vuole buona volontà da ambo le parti, sarà mai possibile ?

Gatto solitario

Puntino said...

Ciao Teodora,
in questo periodo ho la FORTUNA di leggere alcuni blogs che nello stesso momento si sono sincronizzati intenzionalemnte o meno sullo stesso argomento, l' immigrazione, esaminandola da diversi punti di vista.

Quello di cui parli da quanto ho capito non solo dal tuo post (se puoi, dai un'occhiata a http://utopieirlandesi.blogspot.com/2008/02/gaiety-theatre-late-night-clubs.html)
sembra essere un "malessere", un "dolore" non riesco a trovare una parola giusta! che accomuna le persone che hanno deciso di passare la loro vita lontano dalla prorpria terra natia e che si ritrovano a navigare in un ocenano di anime.
Forse questo è il prezzo che si deve pagare per trascorrere una vita lontana da quello che sarebbe stato un percorso standard (laurea->lavoro->matrimonio come lo chiamo io).
Mi viene in mente quando da piccolo andavo in vacanza con i miei e nei vari villaggi turistici fai amicizia con altri ragazzi, per un paio di settimane diventate fratelli e alla fine della vacanza e inmancabile quel magone che ti strozza la gola, ma penso che quello che vivete voi sia ancora più doloroso :(

mi sforzo di trovare una parola per tutto ciò mi verrebbe da dire datum-less (non so se esiste).

TopGun said...

ciao bella vorrei tanto vederlo.
lo davano a Stoccolma questo agosto e le persone con cui abbiam fatto amicizia ne parlavano parecchio.
sono curioso.

Il tema come dice Gatto è complesso.
però io sono ottimista.
secondo me "si può fare"!



Ciao Teodora Buon Tutto!

Anonymous said...

Oddio quanto è vero quello che scrivi. E quanto erano belle le iraniane nate in Svezia.. vabbè ora leggendo questo tuo post sto tornando in versione fabry-arrapato-a stoccolma. ;)) ah ah ah ah

quante persone abbiamo incontrato in quella casa dello studente!
Ora se guardo i contatti della mia casella e-mail mi ricordo appena il 40-50% di quelle persone. Eppure ho impressi certi visi, certe voci che non dimenticherò mai. Anche se non mi ricordo il nome o tutta la storia di quelle persone ci sono i singoli momenti, le singole parole, l'emozione che provavo in quell'attimo.
E' tutto nei nostri archivi mnemonici, anche se un po' messed up.

Anonymous said...

Ah il mio link è tagliato.. ;)

TopGun said...

a Stoccolma abbiamo oggettivamente trovato un elevato tasso di belle donne.
non nascondiamoci dietro al famoso dito ipocrita.

Io di tutte le ragazze che ho incrociato ricordo di essermi perso negli occhi verdi di una ragazza Iraqena con cui ho scambiato giusto due parole in metro.

Lei voleva sapere di dove eravamo e ci siamo intrattenuti purtroppo solo per il tempo del viaggio.
Puntino se ne ricorderà :)

Anonymous said...

Cara Teodora,
avevo intenzione di vedere quel film, attratto dal titolo in italiano, ma dopo la tua descrizione mi è passata la voglia!
Un saluto da un altro bloggista a Stoccolma, eh eh!

Anonymous said...

Non mancherò di guardare il film che hai citato!