04 April 2008

Ti piacciono i noodle?

Ti piacciono i noodle?....no, grazie!
Domanda e risposta con cui ho voluto iniziare il mio post di oggi, sono solo un modo semplice e stupido per iniziare invece un discorso di portata mondiale! Esistono infatti ancora dei paesi nel mondo in cui non è possibile esprimere il proprio parere!Ascoltando il telegiornale mi ha colpito la notizia su Hu Jia attivista di 34 anni, esile e malato, come riporta il Corriere, laureato in informatica e impegnato coraggiosamente nel sociale.
Era il 16 febbraio del 2006: otto agenti della polizia segreta sequestrarono Hu Jia nel quartiere di Pechino che è chiamato la «Città della Libertà ». Si era sposato sei giorni prima e lì era andato ad abitare con la moglie, Zeng Jinyan. Racconterà successivamente a Radio Free Asia: «Mi hanno circondato e infilato un cappuccio nero, poi mi hanno spinto in una macchina».
Lo schiaffarono in una prigione in campagna e, sempre tenendogli addosso il cappuccio nero in modo che non riconoscesse luoghi e persone, conclusero il «trattamento » ricorrendo a una forma subdola di tortura, la «jetliner position», schiena al muro, braccia larghe, seduto su uno sgabello coi piedi sollevati da terra, fino allo stremo. Ma il lavaggio del cervello non ebbe alcun risultato. Hu Jia è di pasta dura. La storia della sua famiglia, quella da cui viene e quella nuova che ha formato, insegna: i genitori, nel 1957, accusati di essere conniventi con la destra borghese furono duramente perseguitati e non si piegarono, la moglie è la compagna ideale di Hu Jia, quanto a fegato lo eguaglia. Una dissidente che non ha paura di esserlo.
Quaranta giorni lo tennero segregato.Parenti e amici lo cercavano dappertutto. Quando ormai si erano messi il cuore in pace se lo ritrovarono in condizioni pietose. Non era finita. Gli agenti lo braccarono ancora e ordinarono gli arresti domiciliari. Poi, il 27 dicembre 2007 se lo ripresero sempre con la stessa tecnica: incappucciamento, auto, cella.
Questa è la realtà che vive un uomo, un buddista nel caso di Hu Jia, che chiede al partito comunista di rinnovarsi, che difende i diritti degli ammalati di Aids, che combatte per la protezione dell'ambiente, che denuncia le malefatte dei funzionari corrotti, che difende i migranti e i lavoratori senza protezione, che invita al dialogo con le minoranze etniche. Hu Jia ieri mattina è stato condannato da una corte del popolo di Pechino per «istigazione alla sovversione dei poteri dello Stato». Non aveva imbracciato le armi e incitato i cinesi alla rivolta. Si era domandato, fra la tante considerazioni, se alla straordinario appuntamento con le Olimpiadi la Cina riuscirà a presentarsi in un clima meno cupo, con le carte in regola sui diritti fondamentali dell'uomo e non solo sull'economia. Ma, avventurarsi con la critica su questi terreni, nella grande potenza che compie e festeggia i 30 anni della sua modernizzazione, oggi significa incorrere nella mannaia di una legge che l'agenzia ufficiale Nuova Cina spiega così: «Il tentativo di rovesciare il potere politico dello Stato e il sistema socialista». La moglie di Hu Jia, in un Paese politicamente demaoizzato e decomunistizzato, avrebbe potuto almeno abbracciare il marito e gli avrebbe portato notizie della figlioletta di pochi mesi.
Invece, la moglie di Hu Jia, è pure lei agli arresti domiciliari. Assieme alla bambina. Zeng Jinyan è una signora che il settimanale Time ha inserito fra le 100 donne più significative del pianeta e l'ha paragonata al ragazzo che nel giugno 1989 si impalò davanti ai carri armati in piazza Tienanmen e li bloccò. Immagine storica. Ma Zeng Jinyan non è da meno.

Qual sarà il biglietto da visita della Cina ai Giochi olimpici di agosto? Amnesty International ha preso parte all'associazione mondiale per chiedere alla Cina l'adozione e l'attuazione di riforme significative nel campo dei diritti umani, in occasione delle Olimpiadi di Pechino 2008.
Si chiede così al governo quattro richieste fondamentali: adottare provvedimenti che riducano significativamente l’applicazione della pena di morte, come primo passo verso la sua completa abolizione; applicare tutte le forme di detenzione in accordo con le norme e gli standard internazionali sui diritti umani e introdurre misure che tutelino il diritto a un processo equo e prevengano la tortura; garantire piena libertà d’azione ai difensori dei diritti umani, ponendo fine a minacce, intimidazioni, arresti e condanne nei loro confronti; porre fine alla censura, soprattutto nei confronti degli utenti di Internet.

2 comments:

TopGun said...

Purtroppo i governi occidentali hanno troppo da perdere.
Politicamente ed economicamente non conviene a nessuno andare a rompere le scatole ai Cinesi.

ci stà bene avere operaio che producono a 4 centesimi l'ora capi venduti in occidente a 400€.
Conviene avere industrie che non rispettano l'ambiente.
Conviene avere un posto dove mandare rifiuti nocivi.

Lo sai che Blogger in Cina non funziona?
ho un amica lì e le ho aperto un blog per far si che ci tenesse aggiornati della sua esperienza.
ma non può utilizzarlo perchè filtrato...

questi dissidenti vanno appoggiati in tutti i modi hai fatto benissimo a scrivere questo post!

abo said...

E' vero, hai fatto bene a scrivere questo post. Alcune storie non hanno il necessario rilievo qui, vuoi perché siamo presi dai nostri problemi (che già sono importanti, ma in confronto questi sono davvero inconcepibili), vuoi perché le notizie veloci che "ci facciamo" davanti al cappuccio o durante la cena tendono un po' ad "oscurare" alcuni dettagli...
Chissà se migliorerà qualcosa.